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Muraglie – la Mostra di Roberto Innocenti nella nuova sede dell’Accademia Cappiello

Il 23 marzo 2013 alle ore 17.30 sarà inaugurata la Mostra Muraglie di Roberto Innocenti.

Oltre 20 opere dell’artista in mostra nella Nuova Sede dell’Accademia Cappiello in Viale Michelangiolo 19, a Firenze.

La Mostra terminerà il 26 aprile 2013.

Roberto Innocenti (Bagno a Ripoli, 16 febbraio 1940) è un illustratore italiano.

Si forma come autodidatta, dedicandosi inizialmente alla grafica fin dagli anni sessanta. Vive e lavora a Montespertoli, nei pressi di Firenze.
Lascia la scuola a 13 anni per aiutare la famiglia lavorando in un’acciaieria. A 18 anni va a Roma ini- ziando a lavorare nel cinema di animazione per poi dedicarsi prevalentemente alla grafica editoriale. A 30 anni, comincia ad illustrare libri; sono di quegli anni Cappuccetto Rosso e Sussi e Biribissi.

Nel 1978, collabora con Seymour Reit alle illustrazioni di due libri: All Kinds of Trains (Golden Look- Look Book) e Sails Rails and Wings. Nel 1979 illustra il suo primo libro 1905: Bagliori a Oriente.

Nel 1983 avviene l’incontro fondamentale con l’illustratore svizzero Etienne Delessert che gli com- missiona le illustrazioni per la fiaba di Cenerentola. Durante lo stesso incontro Innocenti mostra a Delessert le prime quattro tavole di Rosa Bianca, pubblicato nel 1985 negli Stati Uniti in vari Paesi d’Europa. Tra il 1985 e il 1987 lavora per la rivista Time Life nella serie di libri illustrati The Enchanted World. Tra il 1988 ed il 1996 escono, pubblicati dall’editore americano Creative Editions, alcuni dei suoi capolavori: Le avventure di Pinocchio (1991), Un Canto di Natale (1990), Schiaccianoci (1996), L’ultima spiaggia (2002) e La storia di Erika (2003). Nel 2010 è uscito Casa del Tempo, con testo di Roberto Piumini e Fienili.

Ha ricevuto numerosi premi internazionali, quali il Golden Apple, la Biennale of Illustrators Bratislava (nel 1985), una Notable Book citation, American Library Association (ALA), una Honor Book citation, Boston Globe-Horn Book, e il Mildred L. Batchelder Award, ALA, tutti nel 1986, per Rose Blanche. Per Le Avvenure di Pinocchio, ha avuto invece una Kate Greenaway Medal Highly Commended cita- tion, British Library Association, nel 1988. Mentre, per A Christmas Carol ha ricevuto una Best Illu- strated citation, New York Times, e la Kate Greenaway Medal Commended citation, entrambe nel 1990, e una Golden Apple, nel 1991. E soprattutto, nel 2008, ha ricevuto come migliore illustratore il prestigioso Premio Hans Christian Andersen, assegnato dall’IBBY.

La vita dei Gesù è disseminata, come quella di tutti, di mediocri che li vogliono al proprio livello, ma non manca di eccezioni che li aiutano. [Giuseppe Pontiggia]

La mediocrità è una scelta di vita, tutta dedicata alla nobile arte dell’impedire, del prevenire e dell’evitare ogni confronto col merito sapendolo sovversivo. [Roberto Innocenti]

Sulla mia nascita non posso dire un granché; non ero consapevole dell’evento che presumo fosse la conseguenza del tradizionale metodo procreativo in uso all’epoca. Tenderei ad escludere ogni supposizione di evento miracoloso, oppure connotato da altri segni di originalità. Respingo comunque l’ipotesi , da più parti ventilata, che mi sarei fatto tutto da solo. L’ora della mia venuta non fu mai indicata all’anagrafe e anche il giorno potrebbe essere approssimativo. Dipese dal fatto che il ramo contadino della mia famiglia seguiva con molta attenzione le fasi lunari, trascurando l’oroscopo.
Il primo evento esterno che mi coinvolse lo chiamarono Seconda Guerra Mondiale; uno spettacolo che, per quanto poco indicato, non fu vietato ai minori. Poi fu proprio davanti a casa mia che tutti gli eserciti del mondo decisero di sfilare, chi scappando, chi avanzando, ma lasciando tutti lo stesso forte odore di nafta e di cordite ?
Fra i primi ricordi c’erano quei quattro colpi di tamburo che annunciavano Radio Londra, ascoltata a bassissimo volume da una scatola magica di legno e vetro con su scritto Magnadyne.
Da ciò deduco che in casa mia speravano fortemente che a vincere la Guerra fossero i “Nemici”, ossia Americani, Russi e Inglesi.
La dignità all’Italia la restituirono i Partigiani, ma dubito che questo popolo la meritasse. Devo la mia sopravvivenza umana all’invenzione della Penicillina e la libertà alla battaglia di stalingrado, come tutti gli altri, quelli che lo sanno e quelli che non lo sanno. Penso di essere tra i primi a sperimentare il lavoro precario a vita, una conquista moderna resa possibile a tutti dal trionfo della legge del mercato e della resa della sinistra.
Il mio primo libro d’autore si chiamava “Rosa Bianca” e tutti gli editori italiani lo rifiutarono. Lo pubblicarono all’estero e fu quella la seconda volta che la mia libertà e la mia dignità furono salvate da stranieri.
Da quel giorno qualsiasi editore italico mi voglia pubblicare paga i miei diritti d’autore all’estero, invece di riscuoterli dall’estero. Non sono il solo e mi sento in buona compagnia.
La furbizia e l’arroganza stanno alla tattica come l’intelligenza sta alla strategia; il prezzo si paga in una moneta chiamata decadenza. Diversi studenti e studentesse hanno presentato tesi di laurea sul mio lavoro, abilitandosi all’insegnamento nelle Accademia e nelle Università Statali. In quanto produttore della materia di studio non ho mai potuto accedere alle cattedre statali.
Ho sbagliato a rimanere in questo paesaggio avendo constatato che oltre le Alpi esistono paesi civili dove l’articolo 1 della nostra Costituzione è in vigore.

Il mio è un lavoro produttivo come la scrittura. Infatti senza le parole scritte né le immagini, l’editoria potrebbe produrre soltanto agende, quaderni e calendari. La definiscono Arte applicata e questa definizione viene intesa come categoria inferiore all’arte. Oggi sono io che tengo molto alla separazione, alla valorizzazione della creatività rivolta al pubblico, al sociale circostante, che risponde alla possibilità, alla necessità di proporre funzione, informazione, racconto, conoscenza, comunicazione, bellezza, come compagnia abituale per una comunità di cittadini evoluti. Gli altri possono farne a meno e infatti non ne avvertono la mancanza.

Il pubblico che capisce e apprezza è una minoranza, perciò merita il nostro rispetto, per saper riconoscere e premiare il nostro lavoro.

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